Tra i vari lepidotteri che si possono trovare in ambiente ipogeo, in questo articolo ci focalizziamo sul genere Triphosa.
Le Triphosa sono delle falene appartenenti alla famiglia Geometridae (Larentiinae, Rheumapterini). Esse possono essere definite organismi "subtroglofili", ossia che durante lo stadio adulto usano cavità sia naturali, come caverne e grotte, che artificiali, principalmente trincee e gallerie di guerra, come rifugio per superare condizioni stagionali sfavorevoli attraverso un processo di diapausa (fase di arresto spontaneo dello sviluppo).
Nel nostro territorio questo genere è presente con tre specie, Triphosa dubitata (Linnaeus 1758), Triphosa sabaudiata (Duponchel 1830) e Triphosa tauteli (Leraut 2008), piuttosto comuni e facilmente riconoscibili.
Triphosa dubitata (Linnaeus, 1758)
È una specie paleartica, distribuita in tutta Europa e in Asia fino al Giappone. In Italia è segnalata in quasi tutte le regioni a parte la Sardegna. In Veneto è molto comune in cavità naturali, artificiali e in particolare in caverne di origine bellica. La si può trovare dal livello del mare fino all’alta montagna. Risulta rara sui Colli Berici, mentre è molto comune in tutti i gruppi montuosi delle Prealpi Vicentine, fino alle quote massime di 2100 metri s.l.m. A seconda della fascia altitudinale condivide gli spazzi ipogei con T. sabaudiata in alto e T. tauteli ad altitudine minore.
Le piante nutrici dei bruchi sono Rhamnus sp., Prunus sp. e Frangula alnus.
Gli adulti sfarfallano una sola volta l’anno (fenologia: uovo in aprile/maggio; larva in maggio/giugno; adulto da giugno a maggio). Già a partire dal mese di agosto gli adulti cercano attivamente grotte, anfratti e cavità artificiali dove svernare, per poi fuoriuscirne nei mesi di aprile e maggio dell’anno successivo per la deposizione. Gli accoppiamenti avvengono in grotta.
Triphosa sabaudiata (Duponchel, 1830)
È distribuita in Europa centrale fino al Caucaso, Asia centrale e Marocco. In Italia la si trova nelle regioni centro-settentrionali. Specie montana, nelle Prealpi vicentine è presente in tutti i gruppi montuosi dai 1100 ai 2200 metri s.l.m.
Mai abbondante e solitamente molto localizzata, in piena stagione invernale la si può comunque osservare con una popolazione abbastanza numerosa in alcune caverne di Cima Grappa. Nella zona di Posina-Laghi è stato rinvenuto un esemplare a 500 metri, la quota minore mai registrata. I bruchi si nutrono di Rhamnus spp. e Alnus spp.; gli adulti eseguono un unico sfarfallamento annuale (fenologia: larva in giugno; adulto da luglio ad aprile).
Nei mesi di settembre e ottobre gli adulti ricercano attivamente grotte, anfratti e cavità artificiali dove svernano per poi fuoriuscire nei mesi di aprile e maggio (a quote elevate anche fino a giugno) per la deposizione. Normalmente solitarie, diventano gregarie nel periodo degli accoppiamenti, che avvengono nelle cavità stesse.
Triphosa tauteli (Leraut, 2008)
Confusa per lungo tempo con T. dubitata, è una specie descritta abbastanza recentemente. Si distingue dalla congenere per avere dimensioni leggermente ridotte, il pattern alare meno contrastato con colore di fondo grigio chiaro uniforme, e per le armature genitali (queste analisi microscopiche molto specifiche vengono spesso utilizzate nella classificazione di molti invertebrati).
L’areale distributivo è ancora molto lacunoso. Finora è stata segnalata solamente in Italia, Francia e Spagna. In Italia la specie è segnalata in Piemonte, Marche, Lazio, Abruzzo e ora anche in Veneto (dato originale). Si conosce ancora poco della biologia di questa specie, ma si sa che predilige terreni calcarei nella fascia altitudinale che va dai 700 ai 2000 metri s.l.m., ibernandosi in cavità carsiche e gallerie antropiche, ma anche in vecchie abitazioni abbandonate. Le piante nutrici dei bruchi dovrebbero essere Rhamnus spp. e gli adulti dovrebbero involarsi una sola volta l’anno (fenologia: larve in marzo, adulti in agosto).
Testo e foto di Roberto Bozzo
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