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Il bostrico, il flagello delle abetaie

Il bostrico tipografo (Ips typographus) è un coleottero corticicolo, con corpo cilindrico e di dimensioni variabili tra 4 – 5,5 mm, che agisce ai danni dell’abete rosso (Picea abies). Il suo attacco, caratterizzato dal danneggiamento del sistema floematico e dalla sovente inoculazione di agenti fungini, determina sempre il decesso della pianta colpita, e anche per tale motivo è considerato tra le dieci specie di insetti responsabili dei maggiori danni alle foreste europee e ai rimboschimenti di abete rosso.


Il nome della specie, “typographus”, deriva dall’abitudine di questo insetto di scavare gallerie sotto la corteccia (le femmine scavano parallele all'asse del fusto, mentre le larve scavano ortogonalmente). Queste gallerie, interrompendo il flusso della linfa, portano alla morte delle piante in breve tempo.


Attaccando gli individui arborei maggiormente stressati e deperenti, Ips typographus, in un ecosistema naturale in equilibro, ricopre il ruolo di selettore naturale, favorendo le piante più vigorose e resistenti. Tuttavia, eventi come incendi, schianti da vento o neve, siccità e calore estremi possono indebolire il soprassuolo forestale creando condizioni ottimali per la proliferazione dello scolitide. L’incremento della popolazione, e il conseguente aumento della competizione intraspecifica per il cibo e i siti riproduttivi, può raggiungere un’entità tale da devastare intere pinete intaccando anche gli alberi sani. A tal proposito, la tempesta Vaia che, nell’ottobre 2018, ha colpito la frazione nord-orientale della penisola Italiana, ha reso necessaria l’attuazione di un sistema di monitoraggio delle popolazioni di bostrico per seguirne lo sviluppo e per definire le priorità e procedure d’azione più idonee.


Anche il Veneto è stato travolto da questo disastro naturale: circa il 4,9% della superficie forestale è stata abbattuta e, nella provincia di Vicenza, sono oltre 6.500 gli ettari di bosco schiantati.

Nel corso del 2021, in territorio regionale, mediante l’utilizzo di trappole attivate con feromoni, si è documentata una sensibile crescita delle popolazioni di Ips typographus rispetto agli anni precedenti, con livelli di catture medie per trappola ben oltre il valore soglia di allerta. Oltre a ciò, i cambiamenti climatici e l’aumento della temperatura media sembrano causare un progressivo peggioramento delle condizioni sanitarie dell’abete rosso che diviene, così, maggiormente sensibile alle infestazioni del bostrico.


L’evoluzione futura della vicenda, destinata a perdurare ancora qualche anno, è incerta e variabile in funzione della tempestività e modalità d’intervento e dell’andamento climatico. Sicuramente il costante controllo e gestione attiva del territorio è fondamentale per vincere la lotta contro questo coleottero: individuare prontamente i nuovi nuclei di infestazione e abbattere, scortecciare in situ ed esboscare il materiale infetto costituisce, infatti, la principale fonte di contenimento dell’epidemia.

Non esistono soluzioni definitive al momento: l'unica vera soluzione è ripristinare gli antichi boschi misti, evitando le piantagioni estensive di abete rosso, molto comuni sulle montagne venete, che hanno soppiantato gli originari boschi molto più variegati. In altre parole, la soluzione è la proprio la biodiversità.



Testo di Giacomo Gasparini, foto di Jessica Peruzzo, Marco Vicariotto e Francisco Welter-Schultes




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