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No, il lupo non è meno protetto di prima, checché ne dicano i media

Al contrario di quanto annunciato dal Giornale di Vicenza di oggi 1° dicembre 2022 nell'articolo "Lupi, dietrofront dell'Europa. La gestione diventa più facile", l'Europa non ha fatto dietrofront sul lupo, né questo è stato declassato a da specie particolarmente protetta a specie protetta.

Ma andiamo con ordine.


Sei giorni fa il Parlamento europeo si è riunito in seduta plenaria per adottare una dettagliata e approfondita proposta di risoluzione presentata da diversi gruppi parlamentari, richiedendo diverse azioni di conservazione e maggiori aiuti per proteggere sia la popolazione di lupi, sia gli allevatori.

Con 306 voti favorevoli, 225 contrari e 25 astensioni si è richiesto una revisione degli interventi possibili nella gestione della specie, fra cui la possibilità di abbattimento.

In questo ambito è emersa la richiesta della Svizzera, che ha chiesto anche l'alleggerimento dello status di protezione del lupo in Europa, incluso il declassamento della specie nell'ambito della Convenzione di Berna, comportando un significativo indebolimento della protezione del lupo e agevolando la strada agli abbattimenti.


Tuttavia, tra una risoluzione a livello politico e la realtà dei fatti e della legge c'è di mezzo il mare. Ieri, infatti, il Consiglio Direttivo della Convenzione di Berna si è espresso, respingendo la richiesta della Svizzera: il lupo rimane una specie particolarmente protetta.


Già nel 2005 e nel 2018 la Svizzera aveva chiesto di rimuovere il lupo dall'Appendice II della Convenzione di Berna, richiesta a cui è seguito un apposito studio del gruppo di ricerca dell'IUCN "Large Carnivore Initiative for Europe" (LCIE), completato nel 2022. La conclusione principale di questo rapporto è che, nonostante la diffusione del lupo in quasi tutti i Paesi europei, ci sono ancora diverse sfide sulla conservazione del lupo, fra cui anche l’uso dei conflitti sociali intorno al lupo per scopi politici e la mancanza di piani di cooperazione formali tra gli Stati.

In altre parole, questo declassamento avverrà solo nel momento in cui la popolazione di lupo in Europa sarà in un buono stato di conservazione e libera da minacce che ne possano compromettere lo status e l’accettazione.


Quanto sostenuto dal presidente del Consiglio regionale Veneto Roberto Ciambetti e riportato sul Giornale di Vicenza di oggi, ossia che "il lupo non è certamente una specie in via di estinzione", è dunque falso: il fatto concreto che i lupi stiano aumentando non significa che non siano ancora a rischio estinzione. La Regione Veneto, dunque, non avrà "più spazio di manovra nella gestione proattiva rivedendo le direttive habitat e la classificazione del lupo, non più specie particolarmente protetta", come invece asserito dal vicepresidente dell'Unione montana Diego Rigoni.


Sicuramente tutto ciò ha un grande impatto sugli allevatori, non più abituati alla presenza di questo grande carnivoro, ma l'impatto sul bestiame esula dal discorso puramente ecologico sullo status di conservazione della popolazione di lupi, di cui dovrebbero trattare solamente le persone che hanno competenze in materia.


Comunicazioni errate e fuorvianti come quella di oggi del Giornale di Vicenza sul lupo rischiano di compromettere seriamente la già difficile convivenza con questo grande carnivoro.


Scrive la nostra vicepresidente Jessica Peruzzo, autrice del libro Il ritorno del lupo sulle montagne vicentine:

Il ritorno del lupo ha comportato la ricomparsa dell'apice di una grande piramide alimentare, un vertice che mancava da troppo tempo, con tutte le conseguenze a cascata sull'ecosistema, a partire dall'esplosione demografica degli ungulati e la conseguente impossibilità di rigenerazione del bosco. L'abbattimento dei lupi non è e non sarà mai la soluzione per la convivenza: è dimostrato che l'abbattimento anche di un esemplare omega può portare alla destabilizzazione o disgregazione del branco, così invece di avere un solo attacco coordinato si rischia di averne dieci sparsi e scoordinati. È questo lo scherzetto che i politici vogliono fare agli allevatori, invece di prevedere risarcimenti più adeguati, omnicomprensivi e maggiori misure di prevenzione e protezione studiate ad hoc sulle esigenze di ogni singolo allevatore?


Per approfondimenti:




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