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I grandi Roditori del Vicentino

Dopo aver parlato dei micromammiferi e della loro importanza nell'ambiente, passiamo ai tre grandi roditori presenti nel territorio vicentino, tutti appartenenti all'ordine Rodentia: la marmotta delle Alpi, la nutria e l'istrice.


Sottordine Sciuromorpha, famiglia Sciuridae

La marmotta delle Alpi (Marmota marmota) è uno sciuride di grossa taglia, con corpo tozzo e zampe corte provviste di forti unghie che le servono per scavare i lunghi cunicoli del sistema di tane in cui vive in colonie. La coda è corta, le orecchie piccole e seminascoste dalla pelliccia.

Diurna, vive nelle praterie alpine in gruppi familiari nutrendosi di graminacee, radici, semi e bacche. La colonia è sorvegliata da uno o più individui, che emettono un forte fischio (che in realtà è un grido di origine laringea) in caso di avvicinamento di qualche potenziale pericolo. Ci sono due tipi di allarme: un fischio singolo indica che la minaccia proviene dall’alto (ad esempio un’aquila), mentre più fischi indicano che il pericolo proviene da un lato (ad esempio una volpe). L’intensità del fischio fornisce informazioni sulla distanza del pericolo.

Durante la stagione invernale, questa specie entra in uno stato di letargo. Tutti i membri del gruppo si riuniscono nell'anfratto più ampio e profondo della loro tana, stringendosi l'uno all'altro per limitare la dispersione di calore. Durante questo periodo, il metabolismo dell'animale subisce una marcata riduzione: la frequenza respiratoria si riduce a soli 2-3 respiri al minuto, la temperatura corporea scende da 38 gradi a soli 7-4 gradi, e il battito cardiaco diminuisce a meno di 40 battiti al minuto. Prima di entrare in letargo, che solitamente dura da ottobre ad aprile, gli animali trasportano erba secca con la bocca per preparare un confortevole giaciglio nella tana per il lungo inverno. Studi recenti hanno rivelato che durante il periodo di letargo le marmotte mostrano periodici risvegli seguiti da brevi fasi di attività. Questi momenti di risveglio temporaneo servono a incrementare la temperatura corporea, sia negli adulti che nei cuccioli, i quali sono particolarmente vulnerabili all'ipotermia e al rischio di morte.


Sottordine Hystricomorpha, famiglia Hystricidae

L’istrice (Hystrix cristata) è un roditore molto grosso, con il corpo massiccio e il dorso ricoperto da lunghi aculei che possono arrivare fino a 40 centimetri di lunghezza. Gli aculei più grandi, di colore bianco e nero, sono intervallati da altri più corti. Si staccano facilmente al contatto, ma non vengono lanciati come invece vorrebbe la credenza popolare. Sulla testa parte una cresta di setole molto lunghe che arrivano fino alle spalle. Le zampe sono corte e quelle anteriori sono provviste di possenti unghie adatte a scavare il terreno. Il pelo di fianchi e ventre è bruno scuro, disseminato di corti aculei. Se disturbati, danno le spalle all’aggressore rizzando gli aculei e indietreggiando per attaccare, ferendo anche gravemente. Vive in foreste aperte e asciutte, ma si è adattato anche ai nostri boschi. Notturno, trascorre le giornate in tana solo o in piccoli gruppi famigliari. Si nutre di vegetali, animali e, all’occorrenza, carogne.

Diffuso in Italia fin dal Pleistocene, non si sa con esattezza se l'animale si sia estinto e reintrodotto in epoca più recente dai Romani, oppure se sia semplicemente sopravvissuto sul nostro territorio.



Sottordine Hystricomorpha, famiglia Myocastoridae

La nutria (Myocastor coypus) è un grosso roditore semiacquatico. Questa specie ha origine nella parte meridionale del continente sudamericano, estendendosi dal Paraguay e dalla Bolivia centrale e meridionale fino alla Terra del Fuoco. Essa è prevalentemente caratteristica delle regioni pianeggianti, sebbene possa essere trovata anche ad altitudini fino a 1190 metri sulle Ande. È stata ampiamente allevata in Europa come animale da pelliccia (il famoso “castorino”). Fuggita dagli allevamenti e rilasciato dall’uomo, ha velocemente colonizzato gran parte d’Europa. Di aspetto pesante e compatto, con lunga coda cilindrica e squamosa, presenta pelliccia di colore bruno-rossastro nelle parti superiori, più chiara ventralmente. L’estremità del muso è bianca, così come le lunghe vibrisse. I piedi posteriori sono grandi, con membrana interdigitale che connette quattro dita per poter nuotare più agevolmente.

La si può trovare in tutti gli ambienti umidi di acqua dolce e talvolta anche salmastra, dove costruisce piccole piattaforme dove fermarsi per mangiare o pulirsi la pelliccia. Crepuscolare e notturna, è comune vederla in attività anche durante il giorno. Si nutre prevalentemente di vegetazione acquatica, ma anche di colture agricole poste nelle vicinanze delle rive dei fiumi.

È classificata tra le 100 specie invasive più dannose a livello mondiale. Oltre a costituire una possibile minaccia per la stabilità degli argini dei canali e dei fiumi, questa specie ha sviluppato la capacità di nutrirsi delle coltivazioni europee, causando danni significativi.

L'impatto di questa specie sugli altri organismi e sugli ecosistemi è considerevole: le nutrie compromettono la riproduzione e il riposo di alcune specie di uccelli il cui nido galleggia sull'acqua. Inoltre, a causa delle loro dimensioni notevoli, competono direttamente con specie di roditori più piccoli e, poiché si nutrono in grandi quantità di alcune specie di piante acquatiche, possono causarne la scomparsa o una riduzione così drastica da compromettere l'equilibrio degli ecosistemi.



Testo di Marco Vicariotto e Jessica Peruzzo, foto di Marco Vicariotto e web

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