Il picchio muraiolo (Tichodroma muraria) è un passeriforme di dimensioni medio-piccole (17 cm di lunghezza) tipico degli ambienti rocciosi. Le parti superiori e inferiori sono di color grigio-cenere, più scuro sul capo; il ventre è grigio con bavaglio nero sulla gola. Le ali, ampie e arrotondate, sono nere, con due file di vistose macchie circolari bianche nella parte inferiore delle penne primarie più esterne.
Tra i caratteri più peculiari di questo uccello (che si chiama “picchio”, ma picchio non è!) vi sono le piume copritrici di un bel rosso carminio. La coda è corta, nera con una banda bianca nella parte inferiore.
Le zampe sono corte, nere e dotate di lunghe unghie che permettono al picchio muraiolo di rimanere aggrappato alle rocce durante i suoi spostamenti. Il becco è nero, lungo e sottile, ricurvo verso il basso, particolarmente adatto a “frugare” nelle fessure alla ricerca di insetti.
Uccello di roccia per eccellenza, lo si può osservare scalare i dirupi rocciosi mentre cerca gli invertebrati di cui si nutre. Il suo volo “sfarfalleggiante” e i suoi colori ad ali aperte gli hanno dato il soprannome di “farfalla delle rocce”, nei cui anfratti si ripara per riposare, dormire e nidificare.
Trovando il suo habitat ottimale sulle pareti rocciose fra i 1.300 e i 3.000 metri, è un uccello estremamente difficile da vedere. Prevalentemente sedentario, compie piccole migrazioni altitudinali nella stagione invernale, scendendo verso la pianura e scegliendo pareti più tranquille e assolate. Nel Vicentino nidifica a quote superiori ai 1.000 metri, ad esempio sul Sengio Alto, mentre sverna su falesie a quote inferiori, sia sulle Prealpi che sui colli Berici. Può essere osservato anche su manufatti quali castelli, torri, chiese e dighe, soprattutto durante la stagione invernale e la migrazione. Ben nota è la sua presenza invernale sulle falesie di Lumignano.
L’ambiente occupato dal picchio muraiolo è fra i più stabili e meno soggetti alle interferenze antropiche, tuttavia la sua presenza può essere minacciata dal riscaldamento globale, per l’aumento delle temperature in montagna, e dall’arrampicata sportiva su roccia, che può interferire direttamente sia nei siti di nidificazione, sia in quelli di svernamento. Anche le attività estrattive possono disturbare gli esemplari svernanti o nidificanti nelle cave.
Testo di Marco Vicariotto e Jessica Peruzzo, foto di Marco Vicariotto, Jessica Peruzzo e Gianluca Menti
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