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Tritoni e salamandre del Vicentino

  • Immagine del redattore: Naturalisti Vicentini
    Naturalisti Vicentini
  • 11 ore fa
  • Tempo di lettura: 6 min

Piccoli abitanti dell’acqua e del bosco, tritoni e salamandre custodiscono segreti antichi e un ruolo fondamentale negli ecosistemi. Conosciamoli!


Gli anfibi furono i primi vertebrati a colonizzare le terre emerse, raggiungendo in alcuni periodi storici anche il continente antartico. Attualmente si conoscono oltre 8.000 specie, suddivise in tre ordini: Anura, Urodela e Apoda.

La maggior parte di esse necessita, per completare il proprio ciclo vitale, sia dell’ambiente acquatico sia di quello terrestre; tuttavia, alcune specie sono legate per tutta la vita a un solo ambiente: è il caso di due anfibi presenti anche nel Vicentino, la salamandra alpina (Salamandra atra), esclusivamente terrestre, e il proteo (Proteus anguinus), interamente acquatico.


Nel territorio vicentino sono presenti sei specie di urodeli, appartenenti a due famiglie principali:


Famiglia Salamandridae

  • Tritone crestato (Triturus carnifex)

  • Tritone punteggiato o comune (Lissotriton vulgaris meridionalis)

  • Tritone alpestre o alpino (Ichthyosaura alpestris alpestris)

  • Salamandra pezzata (Salamandra salamandra salamandra)

  • Salamandra alpina (Salamandra atra), con due sottospecie: S. a. aurorae e S. a. pasubiensis


Famiglia Proteidae

  • Proteo (Proteus anguinus)



Tritone crestato

È la specie di tritone più grande presente in Italia, diffusa in tutto il territorio nazionale ad eccezione delle aree alpine più settentrionali e delle isole. Nel Vicentino la sua distribuzione è frammentata e localizzata: si rinviene dalla pianura alle zone collinari e prealpine. Frequenta diversi tipi di acque relativamente profonde – pozze d’alpeggio, stagni, rogge, fossati con tratti d’acqua ferma, laghetti, aree di risorgiva, cisterne artificiali e zone golenali dei fiumi Astico e Brenta.

Negli ultimi anni, in pianura, la sua presenza è in diminuzione a causa della trasformazione del territorio agricolo e urbano, che ha comportato la scomparsa di numerosi microambienti riproduttivi.

Il maschio raggiunge i 15 cm, mentre la femmina può arrivare eccezionalmente a 21 cm.In fase terrestre il dorso è bruno scuro o nerastro; nella livrea nuziale diventa più chiaro con macchie irregolari, mentre il ventre è giallo-aranciato con chiazze scure. La gola è punteggiata di bianco su fondo scuro.

Nel periodo riproduttivo il maschio sviluppa una cresta dorsale e caudale dentellata, molto vistosa, che scompare quasi del tutto in fase terrestre; ai lati della coda compare una banda biancastra. Le femmine hanno colori più tenui e meno contrastati, con una linea dorsale gialla nella fase terrestre.

Si nutre prevalentemente di invertebrati, ma larve e giovani possono cibarsi anche di uova e larve di altri anfibi. La riproduzione inizia a fine inverno nelle aree di pianura e più tardi, in primavera inoltrata, in quota. Le uova vengono deposte singolarmente su piante acquatiche o detriti sommersi. Durante l’estate e fino all’inverno gli adulti vivono in ambiente terrestre, spostandosi di notte e rifugiandosi in cavità umide sotto tronchi, pietre o radici.




Tritone alpestre

È presente in Italia con tre sottospecie: Ichthyosaura alpestris alpestris e I. a. apuana nel centro-nord, e I. a. inexpectata nelle aree montuose della Calabria settentrionale.

Nel Vicentino è ben diffuso nelle zone collinari e montane, mentre è assente in pianura e sui Colli Berici. Sopra i 1.400 m è la specie di tritone più comune.

Durante il periodo riproduttivo frequenta vari tipi di corpi idrici, anche poco ossigenati (pozze d’alpeggio, lavatoi, abbeveratoi, cisterne, fossati e piccoli torrenti con zone di acqua ferma).

Raggiunge i 12 cm di lunghezza. La femmina è più grande e tozza, il maschio più snello e longilineo. Nel periodo riproduttivo il maschio mostra toni azzurri e violacei sul dorso, con una cresta giallo-nera alta circa 2 mm su dorso e coda; i fianchi sono argentei con macchie nere. La femmina, priva di cresta, è grigio-marrone marmorizzata. In entrambi i sessi il ventre è giallo o rosso vivo.

Fuori dal periodo riproduttivo gli adulti assumono colorazioni più scure, mantenendo però il ventre aranciato. La riproduzione avviene tra fine inverno e autunno inoltrato, variando con l’altitudine. Le uova vengono deposte su piante acquatiche o altri supporti sommersi; le larve possono svernare in acqua e completare la metamorfosi l’anno successivo (ciclo biennale).

Si nutre di invertebrati, uova e larve di altri anfibi; le larve predano plancton e piccoli invertebrati. Sverna in rifugi simili a quelli delle altre specie di tritone.




Tritone punteggiato

In Italia è presente con due sottospecie: Lissotriton vulgaris meridionalis (diffusa nel centro-nord) e L. v. vulgaris (limitata al Friuli nord-orientale). Nel Vicentino si rinviene in pianura e bassa collina fino a circa 300 m di quota, in pozze, fossati e piccole raccolte d’acqua ferme e ricche di vegetazione.

Raggiunge i 10 cm di lunghezza, con corpo affusolato e dimorfismo sessuale evidente anche fuori dal periodo riproduttivo. Il maschio presenta un dorso bruno-oliva con piccole macchie scure e una cresta poco pronunciata; la gola è chiara, punteggiata di scuro, e il ventre giallastro o arancio pallido. La femmina è più robusta, con colorazione brunastra uniforme.

Il ciclo riproduttivo inizia tra fine inverno e primavera; le uova vengono deposte singolarmente o in piccoli gruppi. Gli adulti abbandonano l’acqua a fine primavera, mentre le larve metamorfosano tra fine estate e autunno. Si nutre di invertebrati e uova di altri anfibi.

Come per le altre specie, può verificarsi neotenia, cioè il raggiungimento della maturità sessuale mantenendo tratti larvali. La fecondazione avviene tramite spermatofora, depositata dal maschio e raccolta dalla femmina con la cloaca.


Tritone punteggiato


Salamandra pezzata

In Italia è presente con due sottospecie: Salamandra salamandra salamandra al nord e S. s. gigliolii lungo l’Appennino, dalla Liguria alla Calabria.

Nel Vicentino occupa aree collinari e montane fino a circa 1.000 m, risultando più rara in zone carsiche. Predilige valli con ruscelli, ma utilizza anche raccolte d’acqua artificiali come lavatoi, fontane e cisterne alimentate da sorgenti.

L’adulto può superare i 20 cm (fino a 30 cm). Ha corpo massiccio, testa grande con evidenti ghiandole parotoidi, zampe corte e robuste. Il dorso è nero lucido con macchie gialle di forma e dimensione variabile; più raramente le macchie tendono al rosso-arancio.

È una specie ovovivipara: la femmina trattiene le uova fino alla schiusa e partorisce larve già sviluppate con branchie esterne. La metamorfosi avviene nello stesso anno o in quello successivo. Attiva soprattutto di notte o durante le piogge, si rifugia in cavità umide nei periodi freddi o secchi. Si nutre di invertebrati terrestri e acquatici.




Salamandra alpina

Specie tipica delle regioni alpine del nord Italia (Lombardia, Trentino, Veneto e Friuli), presente tra i 1.000 e 2.000 m di quota.

Vive in ambienti umidi e freschi, boschi misti e vallette ombrose con substrato poroso. Nel Vicentino è rappresentata da due sottospecie, gli unici due endemismi in Italia:

  • Salamandra atra aurorae, presente in una ristretta area boscata dell’Altopiano dei Sette Comuni,

  • Salamandra atra pasubiensis, presente in ripidi canaloni del versante sud del massiccio del Pasubio.

Non utilizzano corpi idrici per la riproduzione.

L’adulto raggiunge i 15 cm, con corpo più snello della salamandra pezzata. S. a. aurorae ha colorazione nera lucida con macchie giallo paglierino sul dorso di forma variabile; in S. a. pasubiensis le macchie sono ridotte o assenti, rendendo l’animale quasi completamente nero.

È una specie ovovivipara: dopo una gestazione di 2–4 anni, la femmina partorisce 1–6 piccoli già metamorfosati. Si nutre di invertebrati terrestri ed è attiva da tarda primavera a fine estate, soprattutto di notte o durante forti piogge. Sverna in cavità sotterranee.




Proteo

È l’unico anfibio cavernicolo d’Europa. In Italia vive nel Carso triestino e goriziano, nelle risorgive dei fiumi Timavo, Isonzo e Vipacco. Una popolazione introdotta si è acclimatata e riprodotta anche nelle Grotte di Oliero (Valstagna).

È un urodelo pedomorfico, che mantiene caratteristiche larvali anche da adulto. Ha corpo allungato e snello, pelle priva di pigmento di colore rosato, testa affusolata con branchie esterne evidenti e occhi atrofizzati. Raggiunge i 30 cm e può vivere oltre 60 anni, grazie al metabolismo molto lento dovuto alla carenza di nutrimento in grotta.

Si riproduce tra gennaio e giugno in ambienti acquatici sotterranei: il maschio depone una spermatofora raccolta dalla femmina, che poi depone 20–60 uova sotto rocce o in cavità protette, sorvegliandole fino alla schiusa (dopo 80–140 giorni).

Gli adulti si nutrono di piccoli invertebrati, crostacei e molluschi, mentre larve e giovani di batteri e sostanze organiche.


Proteo


Testo e foto di Mauro Fioretto; foto di S. a. pasubiensis di Lucio Bonato; foto del proteo di Arne Hodalič




















 
 
 

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